Premio Pro Ticino 2010

29.06.10

“Il premio si prefigge di gratificare una persona che si è adoperata a favore della lingua e della cultura italofona.Come da regolamento le sezioni e i membri del Comitato Centrale hanno portato diverse proposte le quali sono state valutate dal consiglio dei presidenti e la scelta è caduta su Marco Zappa, premio che gli è stato consegnato a Ginevra, dove ha tenuto anche un concerto.”

 

 

Il profumo della propria terra

 

Diciamolo ogni ticinese saprebbe collocare Marco Zappa nel contesto musicale locale ricordando, magari dall’infanzia, alcuni dei suoi tratti –barba e orecchino - e canticchiando qualche sua melodia. Di strada ne ha percorsa ancora molta questo autore nato negli anni ’50, ed i tanti a ricordarlo diventano forse più esigui se confrontati ai suoi lavori più recenti ed alla sua evoluzione. Tanti, sono però i pubblici a cui si è confrontato in tutta Europa e tanta, è la cura e la complicità che riesce a costruire con essi, cercando di parlare le loro lingue e soprattutto proponendo musiche e testi tanto locali quanto così universali. Questa sua capacità ha anche una sua ragione d’essere per quanto attiene alla sua formazione legata alla psicologia e alla pedagogia. Nell’incontro che abbiamo avuto al suo domicilio di Sementina, ci confessa di mai aver abbandonato la musica Rock, anche se ora è più legata a uno spirito più acustico –non a caso il suo gruppo si chiama “Musicaldente”. Certo le influenze etniche sono davvero numerose e arricchenti il tessuto musicale per esempio grazie alle sue interpretazioni con lo strumento greco bouzouki o integrando altri musicisti, oltre ai suoi figli Daria e Mattia. Greca è anche la compagna Renata, anche lei musicista, che collabora assiduamente ai suoi ultimi lavori e tournée che ben presto li vedrà addirittura nella Liverpool beatelsiana.

 

Due domande molto schiette per iniziare Marco Zappa: musica classica o rock mentre la seconda Beatles o Rolling Stones ?
Mia madre avrebbe voluto fare di me un musicista classico ma ben due anni di pianoforte e la chitarra e la voce di mia zia mi hanno confermato che la mia decisione era quella di seguire quella musica che era nell’aria nel Ticino, per esempio suonata dal Trio di Gandria, con la mia chitarra e l’armonica a bocca. Da subito ogni occasione era buona per far musica: cantavo ovunque e anche i ragazzi più grandi, mi cercavano per suonare le loro canzoni preferite.


Poi è arrivato Celentano, una voce davvero particolare così come i suoi testi così reali e tutto il suo modo di fare e poi i Beatles : ne sono stato folgorato per il loro modo di cantare tutti assieme, non avevano più bisogno di orchestre o cori, la loro era una musica totale, pensiamo all’espresività di quelle chitarre elettriche ! La mia affinità per le sonorità dei Beatles non ha paragoni. I Rolling stones suonano oggi come suonavano 45 anni fa, mentre la ricerca dei Beatles li porta a fare degli alabum estremamente diversi con dei risultati davvero sorprendenti. Non abbiam ancora finito di scoprirli: le hit che tutti conosciamo non rappresentano che una piccola parte di ciò che hanno fatto. Tornando alla tipologia di musica, i miei figli hanno invece scelto di imboccare la lunga e difficile carriera della musica classica, suonando degli strumenti ad arco. Appena possibile suonano ancora con me ed è sempre un grande piacere e utile confronto. Loro portano nella mia musica tutto quello che io non ho: l’aspetto classico,tutte le colorature degli archi, il loro tupo di improvvisare, un po’ come i Beatles.

 

Che dire allora di questo suo doppio CD sui Beatles ?
In questo lavoro ho cercato di entrare ancora una volta in queste sonorità, ma anche di farle più mie, in modo che corrispondessero anche ai miei gusti ed al mio modo di comporre. Quindi ho ripreso letteralmente questa musica, 32 brani, riletti quasi come fossero musica mia, staccandomi dal sound delle chitarre elettriche e avvicinandomi ai temi, alla struttura e alla bellezza di questi pezzi. È una musica acustica interpretata da me, Renata, i miei figli…ed altri ospiti a cui tengo molto ed in tournée –per esempio questa settimana di giugno a Milano sul Pirellone – è molto bello alternare una prima parte di mie composizioni con queste interpretazioni dei Beatles.

 

Lei è un cantante e musicista che si autoproduce e promuove si potrebbe dire dalla A alla Z, un’impresa davvero colossale! Ci spiega anche come compone ?
In questo modo mi sento totalmente libero di costruire il « prodotto musicale» che ho desiderato e faccio di tutto perchè rispecchi davvero questo sogno. È una cosa davvero eccezionale che non capita a tutti i musicisti, certo d’altro canto poi ne porto anche tutte le responsabilità ma, fa parte del gioco. Rispetto al come compongo, comincio dal tema, dal testo, decido la lingua da usare, la melodia ed il tipo di ritmo, per poi arrivare agli strumenti da adoperare, non da ultimo è necessario anche pensare al tipo di pubblico…è un lavoro molto lungo e complesso che termina al momento del feed back che ho dal pubblico. Mi piace pensare che è un lavoro un po’ come per un pittore: non chiede a qualcuno di farsi fare lo sfondo, scegliere il soggetto da riprenddere, i colori… e così via.

 

Signor Zappa lei riesce a comunicare a qualsiasi latitudine, il suo pubblico oggi è forse in misura minore quello ticinese.
Diciamo che a me piace stupire il pubblico, far conoscere cose nuove, non mi interessa essere un musicista che va sul palco e riproduce quanto ha creato nel CD e nemmeno proporre la stessa musica che è abbituato a sentire attorno a lui. È come sempre cominciare tutto da capo, mi piace sapere prima il tipo di pubblico e poi cerco di creare un’atmosfera che più si addice. Anche per il concerto che ho tenuto la sera del ricevimento del premio a Ginevra, ho cercato di immaginarmi come pubblico i lettori di Proticino e quindi ho cercaro di costruire una scaletta di canzoni che avesse a che fare con il Ticino, anche un po’ giocando sulla nostalgia, ma parlando soprattutto del Ticino di oggi delle sue nuove abbitudini, problematiche…non mi sogno nemmeno di parlare di zoccolette… il pubblico ha potuto confrontarsi con un Ticino che non ha avuto l’occasione di conoscere o ha conosciuto solo in parte.

 

Il suo legame con questo territorio sembra essere imprescindibile, eppure il suo bacino d’utenza ed i luoghi dove si esibisce varcano il confine ticinese. Quanto il pubblico ticinese la vista evolvere e accetta questo confronto di un cantautore che parla e descrive il suo stesso paese, magari con accenti un po’ differenti ?

Innanzi tutto non sono un nostalgico e parlare del Ticino è possibile anche in un’ottica moderna, inoltre un autore ha delle fasi musicali ben distinte e a volte è un po’ difficile portare una sorta di etichetta indelebile per le mie produzioni precedenti. È però una sfida che ogni artista deve accettare: io non potrei mai fare una canzone che non abbia il profumo della mia terra e questo lo dico dopo 50 anni che faccio musica. Non voglio imitare nessuno, nemmeno i Beatles di cui abbiamo parlato tanto, quello a cui miro è che dietro ad ogni mia produzione si senza Marco Zappa. Parlando di problemi nostri, locali, ottengo anche delle eco in Germania, così come in Grecia, i temi sono quelli di qui ma con un respiro molto più ampio e sembrano coincidere anche con quelli degli altri. Le mie scelte musicali non sono mai state in funzione della vendita dei dischi, bensì delle tournée e degli spettacoli che hanno sempre seguito e che per me sono fondamentali. Viaggiando e facendo concerti anche a teatro, cerco di far arrivare le mie storie ad ogni pubblico, perciò parlo tutte le lingue dove mi trovo, ma le canzoni non le modifico, devono restare come originalmente le ho scritte. Mi piace pensare che riesco a mostrare un Ticino un po’ diverso che però noi tutti dobbiamo vedere, forse la realtà che ci circonda abbiamo meno voglia di vederla rispetto alle altre più lontane e meno fastidiose della nostra, sarebbe bello lasciarsi sempre un po’ sorprendere.

 

 

Beatrice Bomio Amichi

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