https://mobirise.com/

Rassegna della stampa

Raccolta di testi pubblicati su giornali e riviste

 
14-03-2014
Oggi Marco Zappa spegne 65 candeline. E ancora più di prima la sua vita è musica.
Sementina
Zappa, 65 anni e sempre "on the road"
di Marco Sestito

SEMENTINA - Marco, la pensione sembra ancora lontana…

"Certo… Come sai, ho insegnato parzialmente musica e italiano alla Scuola Media di Minusio per trentotto anni con grande piacere… Nel frattempo tenevo le mie tournées e registravo gli album nel mio studio. Sei anni fa ho smesso, per dedicarmi a tempo pieno alla mia attività artistica. Da quel momento ho cominciato a fare musica “sul serio”: abbiamo iniziato più intensamente a tenere concerti all’estero, nei teatri, ai festival, viaggiando molto e portando a casa da ogni paese esperienze, idee, strumenti e nuove amicizie con musicisti straordinari. Ho imparato anche a ridimensionare un po’ il nostro modo di vita, confrontandolo sempre con le culture diverse e le esperienze umane incontrate in questi paesi. La mia musica si è fatta più etnica, nel senso che respira le culture del mondo, sempre partendo, però, dal Ticino, dalla Svizzera. Fino a quando la voglia di scrivere, di trasmettere sensazioni e di viaggiare saranno forti come ora, sarò musicista!"

Hai insegnato alle Scuole Medie di Losone, poi a Minusio per tanti anni... È vero che dovrei chiederlo ai tuoi ex allievi: che tipo di docente sei stato?

"Insegnare e lavorare con gli allievi mi piaceva molto, anche perché nelle mie lezioni ho sempre cercato di “vivere” e di insegnare a “vivere”; non c’erano argomenti “tabù”. Si parlava e si approfondivano temi diversi, spesso partendo proprio dalle domande degli allievi. Ciononostante, pur essendo molto vicino a loro, ero molto severo ed esigente nel lavoro e spesso, mi ricordo, mi sono trovato in conflitto con alcuni ragazzi, forse con quelli che meno capivano l’importanza della scuola. Penso che questa severità e questo modo di propormi fosse per me una garanzia di un lavoro serio e volto al bene dei ragazzi: dovevo portare avanti parallelamente sia la discussione e lo scambio di idee, sia gli aspetti tecnici delle materie. Non dimentichiamo che sia mio padre, sia mia madre erano professori e mi ricordo che anche durante le vacanze al mare, da bambino dovevo “fare i compiti” che loro mi assegnavano... È per me comunque sempre un grande piacere incontrare ex allievi e ricevere da loro messaggi, foto, ricordi e osservazioni su quello che abbiamo passato assieme".

Puoi fare un bilancio di questi 65 anni? Quali sono stati i momenti più belli? In ambito musicale e, se vuoi, anche nella tua vita privata…

"I momenti più belli e significativi sono naturalmente legati alla musica, alla mia famiglia, ai viaggi, alle nuove conoscenze, agli amici. Ma ricordo con grande passione, per esempio, anche quando da allievo ginnasiale, tornando il pomeriggio dopo scuola a casa in motorino, mi fermavo per ore ad ascoltare le orchestre che a Locarno a quei tempi suonavano dal vivo nei locali: io stavo fuori e cercavo di assimilare ogni accordo, ogni nota che suonavano i chitarristi. Ma i ricordi sono talmente tanti e bellissimi: grazie alla musica abbiamo viaggiato in paesi lontani, in culture diverse dalla nostra, abbiamo conosciuto musicisti e persone stupende, con le quali siamo sempre ancora in contatto. Potrei dire che con ogni disco abbiamo iniziato una nuova avventura con nuovi musicisti, con nuove tournées, e la cosa più affascinante ma anche difficile è stata ogni volta il trovare quel qualcosa di nuovo, quell’idea che desse all’album uno spirito e dei contenuti nuovi e validi sia per me, sia per il nostro pubblico. Quando scrivi, non sai mai bene come la canzone su cui stai lavorando sarà recepita dal pubblico: lo capirai solo durante i concerti dal vivo, ogni volta, su ogni palco".

E i momenti più difficili?

"Ricordo sempre con grande tristezza gli istanti in cui ho dovuto superare problemi di coppia con le compagne di vita che ho avuto. Quando le mie relazioni affettive si sono rotte e quando ho dovuto separarmi e ricominciare tutto da capo. È purtroppo la situazione triste in cui mi trovo in questo momento: Renata, la mia compagna di vita e di musica mi ha lasciato per tornare nella Svizzera tedesca (...Se ne è “tornata a casa”, come dice lei). Anche se musicalmente continuiamo la nostra attività concertistica, questa separazione affettiva mi sta veramente turbando molto, ma spero che possa anche essere uno slancio positivo e stimolante per una nuova vita".

Ci sono progetti che non sei ancora riuscito a realizzare?

"Devo dire che la mia vita, fino a oggi, è stata un continuo fare progetti e cercare di realizzarli nel migliore dei modi. E ogni volta ricominci da capo, con una piccola dose di esperienza in più, ma sempre da capo. E questa cosa è estremamente affascinante e stimolante".

Quali sono i brani con cui ti sei avvicinato al rock'n'roll e successivamente al beat?

"Ho avuto veramente la fortuna di iniziare la mia avventura musicale negli anni giusti, quando e dove tutto era ancora genuino e inesplorato. Gli anni Sessanta erano uno sviluppo logico degli anni Cinquanta, quando il rock’n’roll era ancora nelle mani di musicisti come Bill Haley (“Rock Around The Clock”) ed Elvis Presley (mi aveva colpito il suo film “L’idolo di Acapulco”, 1963). Ma gli anni Sessanta hanno sfornato i Beatles, gli Stones, Jimi Hendrix, gli Animals... Tutti gruppi che hanno sviluppato e fatto maturare in molti modi originali il rock’n’roll primordiale. Celentano cantava “24mila baci”, i Beatles “Help” e gli Stones quella pietra miliare che è ancora oggi “Satisfaction”".

In quel periodo immagino tu abbia avuto la fortuna di assistere a numerosi concerti... Ne ricordi qualcuno in particolare?

"Negli anni Sessanta ero ancora troppo giovane per poter andare ad assistere a grandi concerti. Ma subito dopo, nel periodo trascorso a Londra, frequentavo assiduamente il Marquee Club, locale in cui ho seguito tutti i grossi e importanti gruppi dell’epoca: ricordo con particolare piacere le performance degli Yes, degli Audience, dei Nice, ma non posso dimenticare anche il volume assordante dell’amplificazione in quel piccolo locale. Cosa che oggi mi aiuta e mi stimola a proporre la nostra musica a volumi fruibili e... umanamente godibili. Ho avuto modo di sentire anche gli Stones e i Pink Floyd, ad Hyde Park, però…"

Nel corso della tua carriera ti sei esibito anche sul palco del Festival di Montreux... Qual è il tuo ricordo di Claude Nobs?

"Sono stato invitato a Montreux e a Nyon nel lontano 1981. Stavamo presentando l’lp “AllegriMaNonTroppo”. Claude aveva presentato la serata che era gemellata con Detroit… Per tutti noi la sua presenza e la sua presentazione è stata molto importante, anche da punto di vista psicologico. Ma in quegli anni, passare da un grosso festival all’altro, sembrava quasi una cosa naturale… Eravamo molto incoscienti, solo in seguito abbiamo cominciato a capire l’importanza e il vero significato di quelle partecipazioni".

Ora parliamo del presente... Quali sono i nuovi progetti in programma?

"Il nostro attuale tour ci ha portato e ci porterà ancora in molti paesi interessanti e accattivanti: dall’India, di nuovo ai teatri svizzeri, all’Albania, alla Sardegna, alla Grecia, all’Italia, alla Germania, alla Turchia, alla Svezia e alla Norvegia... E nel frattempo stiamo lavorando sul terzo volume della trilogia iniziata con “AlTempAlPassa” nel 2011: “TollDalRüd”, che vorremmo realizzare per il 2015, conterrà sicuramente nuovi ritmi e nuovi influssi che abbiamo portato a casa dai nostri viaggi. Sarà comunque un lavoro che parte dal Ticino, dal nostro paese, ma che utilizzerà ancora una volta parecchi nuovi strumenti acustici. Il bello è che quando ti focalizzi su un nuovo progetto, pur avendo delle idee in testa che vorresti realizzare, non sai mai cosa nascerà esattamente. La musica, i testi e gli arrangiamenti si completano e si creano man mano, con l’aiuto e gli stimoli dei musicisti, degli strumenti, e di ciò che hai dentro e che vuoi esprimere. Mi piace molto avere 65 anni!"

Infos: marcozappa.ch
web design by danisoftworks