Raccolta di testi pubblicati su giornali e riviste
17-01-2011 |
La maturità che porta alla semplicità di Alessandro Zanoli |
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 17 gennaio 2011 • N. 03 Cultura e Spettacoli Incontri A colloquio con Marco Zappa per parlare del suo nuovo progetto “AlTempAlPasa” e della sua passione per la musica «slow food» Il riff iniziale di Day Tripper suonato da un bouzouki? Probabilmente John Len- non avrebbe mai immaginato di sentirlo suonare così. Marco Zappa invece lo fa nel suo ultimo disco, Musicaldente (MZP-2010), album doppio in cui insie- me a Renata Stavrakakis reinterpreta il repertorio beatlesiano utilizzando una chiave di lettura che definisce «acustica, intimistica, essenziale», modificando e riarrangiandone la struttura, con parti- ture ad hoc, «in cui i musicisti devono anche sgobbare» dice sorridendo. Sulle musiche dei quattro ragazzi di Liverpool Zappa lavora ormai da decenni: le ha assimilate e digerite, dopo averle riproposte in innumerevoli versioni. Oggi, raggiunta la maturità artistica, si è misurato con quelle melodie con un nuovo approccio, una ricerca di semplicità e di naturalezza che si riassume nel concetto di «MusicAlDente». È un gioco di parole che vuole sottolinearne la sua genuinità di musica suonata dal vivo «qualcosa che ha a che fare con la filosofia dello slow food» ci spiega Zappa. «Musica che non ti lascia lo sto- maco pesante, mediterranea» precisa la sua compagna Stavrakakis. L’analogia tra qualità dei cibi e qualità della musica torna spesso nella discussione che intratteniamo nel salotto della loro casa di Sementina, attornati, come prevedibile, da molti strumenti musicali, tra cui le chitarre giocano la parte principale. Il senso dell’analogia è chiaro: se lo slow food è un’alternativa saporita e naturale all’alimentazione veloce e consumistica, la musica di Marco Zappa, con il passare degli anni si è avviata su un versante di autenticità e di ricerca che influenza il «contenuto» (musicale e poetico) delle sue canzoni. «Fin dall’inizio della mia esperienza musicale la chitarra classica e l’acustica erano sempre presenti, anche se per anni ho lavorato anche con strumenti elettrici e elettronici. Ho sempre cercato di essere coerente con questo amore per gli strumenti acustici, e anche nel nostro duo, in cui usiamo chitarra, bouzouki, flauti e voci, cerchiamo di realizzare l’idea completa della melodia e dell’armonia del brano. Senza bisogno di grandi volumi di amplificazione». Ma la genuinità di una proposta musicale, specialmente quando si basa su canzoni originali, sta certamente nella qualità dei testi. Da anni Zappa incide album in cui racchiude storie del mon- do che lo circonda, personaggi e situazioni che cercano di raccontare il Ticino non soltanto ai ticinesi. Il cantautore bellinzonese infatti è tra i pochi musici- sti di casa nostra che è stato in grado di farsi conoscere anche al di fuori dei nostri confini, tanto a sud quanto a nord. «L’anno scorso abbiamo ricevuto, e mi ha fatto molto piacere, il Premio Culturale della Pro Ticino» ci confida Zappa «perché è stato riconosciuto il valore del nostro modo di raccontare la nostra realtà. Noi non parliamo di un Ticino delle zoccolette, che esisteva un tempo ed è una nostra vecchia immagine, ma ci interessiamo del Ticino reale e di quello del passato recente, con tutti i loro problemi e contraddizioni». E se gli si domanda come mai per molti artisti ticinesi sia così difficile «uscire dal cantone», il musicista risponde: «Forse perché i ticinesi non credono molto in quello che possono produrre: soffrono di scarsa autostima. Forse uno degli errori che è stato fatto in passato è stato di parlare del Ticino e dei suoi problemi come se fossero solo nostri. Quando suoniamo in altre parti del mondo, invece, troviamo persone che riescono a immedesimarsi nelle nostre storie». Una considerazione che è confermata anche da Renata Stavrakakis: originaria della Svizzera tedesca e vissuta per vent’anni sull’isola di Creta, la musicista osserva la nostra regione da un punto di vista esterno: «Molte delle cose che cantiamo interessano e coinvolgono in effetti anche persone di altre regioni, in Italia e persino in Grecia». Il prossimo disco che Marco e Renata stanno preparando si costruisce proprio partendo da queste considerazioni: «Tu riesci a produrre qualcosa di valido quando riesci a far capire che ciò di cui parli non è una cosa solo tua, ma può essere condivisa da altri. Noi in Ticino abbiamo molto da dire. Rimane aperta la questione sull’uso della lingua con cui dirlo: se si canta solo in dialetto, ad esempio, si perde la possibilità di comunicare con un pubblico più ampio. In ogni paese in cui andiamo cerchiamo di spiegare nella lingua locale quali sono i contenuti della canzone, perché siamo convinti che le cose che sono successe nel Ticino negli ultimi 40 o 50 anni, o che stanno succedendo oggi, prima o dopo sono successe o succederanno anche altrove». Davanti alla consolle del suo mitico studio di registrazione Marco Zappa ci fa ascoltare le tracce del suo album in lavorazione, un disco dalle sonorità rigo- rosamente acustiche e dai contenuti popolari, intessuti di storia locale. «Ho preso lo spunto da vari scritti: da articoli, racconti e anche da poesie di autori ticinesi (e non) in cui si parlava di situazioni e personaggi del passato. Ho mescolato testi in italiano a vari dialetti ticinesi e a dialetti liguri, e in questo modo cerco di cantare, di fissare e divulgare la storia delle persone». Ci sono persino campioni sonori con voci di anziani ticinesi che raccontano la loro esperienza, in una sorta di «rap» involontario molto «ethno-music». Zappa ci tiene comunque a un’avvertenza importante: «Attenzione! Non voglio passare per nostalgico: questo non è un disco di quel tipo. È un lavoro fresco, di recupero ma rivolto verso il futuro. Lo porterò in giro senza inutili nostalgie per i bei tempi del passato. Da parte mia so riconoscere i miglioramenti tecnologici: nel mio studio digitale lavoro molto meglio oggi di 30 anni fa». Alessandro Zanoli |