Raccolta di testi pubblicati su giornali e riviste
11-09-2013 |
"Cooperazione" "PolentaEPéss" Intervista a cura di Sandro Pauli |
Quando lo abbiamo incontrato, aveva ancora la valigia in mano. Assieme alla compagna Renata Stavrakakis, rientrava da un concerto tenutosi la sera precedente a Mellingen nel canton Argovia. “È andata benone; per la prima volta abbiamo suonato tutto il nuovo programma e il pubblico ha veramente apprezzato”, ci ha detto mentre apriva l'uscio della sua abitazione, dove ci aveva dato appuntamento. Lo splendido appartamento – colmo di strumenti musicali e di ricordi della sua carriera artistica – si trova a Sementina. “Al piano superiore ho istallato il mio studio di registrazione. D'estate esco spesso anche sul lago: ho una piccola barca ed è uno dei luoghi nei quali lavoro con più tranquillità; lo definirei una sorta di studio mobile nel quale sono nate e si sono sviluppate molte mie canzoni”. Torniamo però a Mellingen, ci dice, mentre ci serve una birra. “Quello che ho detto può apparire scontato, ma non lo è. Il programma comprende infatti pezzi che si eseguono con una ventina di strumenti diversi, che vanno accordati e preparati per essere suonati, e ciò non è sempre semplice”. Quale è il filo conduttore del suo percorso artistico? “La ricerca di un contatto diretto con chi ci ascolta, la voglia di dire e di dare qualcosa: tutto parte da quello che hai dentro, con il quale cerchi di trasmettere delle sensazioni al pubblico usando il veicolo delle emozioni”. Questo “qualcosa” è la visione del mondo di Marco Zappa. “Da una decina di anni la definirei una nostra visione del mondo, dei suoi problemi e di come eventualmente risolverli”, ci corregge il nostro interlocutore, guardando la compagna che siede accanto a noi. “Con Renata abbiamo infatti ricominciato praticamente da zero; abbiamo ricostruito la musica per poterla suonare sui palchi dei teatri. Ricordo che già prima di lavorare assieme discutevamo moltissimo di questi temi”. Grazie a Renata – ci dice inoltre – “credo di essere oggi molto più autocritico. Lei mi fa da filtro e io penso di essere lo stesso per lei”. Renata Stavrakakis sorride. Argoviese di nascita, ha acquisito la nazionalità greca grazie al matrimonio con il marito Giorgos, anche lui cantautore. Separatasi dal consorte ha incontrato Zappa al quale ha trasmesso il suo amore per la cultura ellenica, che oggi è molto presente nella sua musica. “Ho abitato vent'anni sull’isola di Creta e durante questo periodo sono stata influenzata moltissimo da queste sonorità. - racconta Renata - Ci sono tornata spesso con Marco e insieme abbiamo trovato persone che ci hanno insegnato a suonare il bouzuki e altri strumenti tipici di quella cultura”. “PolentaEPèss” è il quinto disco che i due creano assieme e il 35mo della lunga carriera artistica di Zappa. Ma chi glielo fa fare? A 64 anni e considerato che non ha più nulla da dimostrare né a se stesso né al pubblico? “Rispondo citando Bruno Spoerri, un grande jazzista zurighese che collabora spesso con noi: il lusso di poter suonare quello che ci piace e come ci piace. Oggi possiamo permetterci di dire e fare cose che 40 anni fa forse era meglio tenerci per noi e per questo, tra l'altro, hanno una grande importanza anche i luoghi nei quali ci esibiamo: quando ci chiedono di dare uno spettacolo, esigiamo sempre che la gente abbia la possibilità di ascoltare seduta e che non ci siano schiamazzi durante il concerto. È il minimo rispetto che chiediamo per la musica”. Questa libertà, però, ha un prezzo. “Ci mettiamo del nostro: cuore, soldi e tempo. Fare dischi costa parecchio e noi abbiamo solo dei produttori che ci organizzano i concerti fuori dalla Svizzera e un distributore per il nostro lavoro. Ci sono poi dei rischi, perché se appartenessimo a una grande casa discografica, le radio ci proporrebbero sicuramente di più. A questo proposito mi sia concessa una nota un po’ polemica: è veramente peccato che la nostra radio tratti la musica ticinese quasi con paura, come se temesse che la gente cambi canale”, senza volerla inserire tranquillamente nei palinsesti quotidiani. Ne prendiamo atto, ma preferiamo passare a un altro tema: il futuro. Quali saranno le prossime tappe di questa “seconda vita”, che Marco Zappa ha iniziato cinque anni fa, quando ha smesso di insegnare e ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla musica? “È più corretto affermare che ho esteso e professionalizzato un'attività comunque già ben avviata”, ci corregge. D'accordo, ma venendo alla nostra domanda cosa risponde? “Beh... nell'immediato l'11 settembre inizia una tournée internazionale, di una quarantina di date. Nel 2015 dovrebbe uscire “TollDalRüt”, la terza parte della trilogia iniziata con “AlTempAlPassa'. Ci stiamo già lavorando. Sarà incentrato ancora su vari dialetti, personaggi e storie raccontate in queste lingue, ma con uno sguardo al futuro. A questo proposito sottolineo che il dialetto, molto presente già in passato nel mio lavoro, non è una scelta casuale o di comodo, ma lo strumento con il quale decidi di suonare un pezzo”. E quando non ci sarà più la forza per esplorare nuove culture e sonorità? Saranno i figli Mattia e Daria a portare avanti la sua ricerca etno-musicale, gli chiediamo mentre ci gustiamo l'ultimo sorso della birra chi ha offerto? In fondo – lo punzecchiamo – sono presenti su praticamente tutti i dischi del padre... “ Chi lo sa? Oggi ambedue hanno avviato un’ ottima carriera nella musica classica e girano il mondo. Vedremo cosa faranno in futuro...”. (5349 caratteri, spazi inclusi) __________________________________________________________________________ “PolentaEPèss” è il 35mo album di Marco Zappa, nato a Locarno il 14 marzo 1949. Di professione docente, dal 2008, anno del suo pensionamento, si dedica al 100% alla musica, che è comunque stata una costante della sua vita. “Ho composto la mia prima canzone nel 1964, quando suonavo con il mio primo gruppo: i Teenagers”. A proposito del suo ultimo disco ci dice: “vorrei ringraziare tutti gli artisti, che mi hanno aiutato a realizzarlo. Sono moltissimi e i loro nomi li trovate sul CD”. La sua carriera musicale è stata punteggiata da migliaia di concerti. Due quelli che, per contrasto, ricorda di più: “Quello all'Anglican Cathedral di Liverpool e quello sulle rive gelide del laghetto alpino del Leit”. Quando compone, musica e testo hanno la stessa importanza: “ambedue devono corrispondere e completarsi a vicenda, per riuscire a trasmettere contenuti e sensazioni a chi ascolterà”. Ascolta tutta la musica con grande attenzione, “ma apprezzo molto quella fatta bene e con passione! Dev'essere... 'MusicaAlDente'!” Gli ultimi due libri che ha letto sono “Life” di Keith Richards e “Il cavallo bianco” di Franz Hohler. Piatto preferito? “Naturalmente polenta e pèss!”. www.marcozappa.ch |