Raccolta di testi pubblicati su giornali e riviste
10-10-2012 |
Articolo che apparirà su AZIONE a cura di Alessandro Zanoli |
«Il sitar che ho comprato non è ancora arrivato, ma lo aspetto con impazienza per poterlo studiare e proverò a suonarlo in alcuni nuovi pezzi che ho composto dopo essere tornato». La frase che apre il nostro incontro, avvenuto a pochi giorni dal suo rientro in Ticino dopo una permanenza di dieci giorni in India, è inequivocabile. E forse anche inevitabile. Per un musicista che da anni si dedica alla musica acustica e in particolare allo studio degli strumenti a corda, l'incontro con la cultura indiana non poteva che risultare stimolante e suggestivo. La curiosità di incontrare Zappa e di discutere con lui del suo viaggio in India ha anche specifici risvolti beatlesiani: nell'anno del cinquantennale è inevitabile anche chiedere a un profondo conoscitore dei «Fab Four» se abbia potuto intravvedere, o comprendere meglio, qualcosa dell'avventura indiana da loro compiuta negli anni '60. «Prima di partire e poi durante il viaggio ho pensato molto al periodo indiano dei Beatles e in qualche modo, in realtà, ho finito per ridimensionarne l'importanza. La loro avventura era stata una specie di fuga d'élite. Un'esperienza di creatività estrema di ricerca di nuovi input per la loro musica ma anche di allontanamento da una realtà che andava loro sempre più stertta, provocato anche dalle sostanze stupefacenti che usavano per scoprire nuove vie espressive. Soltanto George Harrison, in fondo, si era seriamente avvicinato alla cultura indiana, come si vedrà poi più tardi, nella sua carriera solista. In concreto mi sembra che, a parte l'inserimento del sitar in qualche composizione di George, la cultura musicale indiana non sia entrata profondamente nel loro spirito creativo. Sicuramente non in Paul, che ha continuato ad essere quello di sempre, e sicuramente non in John». George Harrison invece è rimasto profondamente legato alla filosofia ed alla spiritualità indiana, fino alla sua morte. Ma torniamo all'esperienza concreta visssuta da Marco e Renata Stavrakakis, sua compagna e partner musicale.«Siamo stati invitati in India per un ciclo di 4 concerti e work-shops a Delhi e Jaipur, collegati alla “Settimana mondiale della lingua italiana”. È un'esperienza che avevamo già vissuto negli scorsi anni in altre nazioni: oltre alla possibilità di esibirsi si creano interscambi con i musicisti locali. Noi abbiamo ad esempio integrato nel nostro gruppo un percussionista indiano e una cantante. Un'esperienza estremamente positiva». A permettere questa fusione di stili contribuisce sicuramente l'approccio alla musica acustico, popolare e immediato di Marco e Renata. «Il nostro repertorio legato alla tradizione musicale e al racconto orale e i nostri strumenti acustici sono stati molto apprezzati. Ha suscitato molto interesse proprio anche la nostra scelta, che abbiamo spiegato al pubblico, di usare testi in diversi dialetti della nostra regione». Una cosa che ha molto colpito Marco è stato ritrovare forti legami tra la realtà indiana e quella ticinese del passato. «In certi luoghi ti rendi conto che loro stanno vivendo situazioni simili a quelle che abbiamo vissuto noi 50 anni fa». Tra le molte fotografie che Marco ci mostra sono significative quelle scattate in una bottega da barbiere. «Barbieri come questo c'erano anche da noi, così come li trovo ancora oggi in certi paesi della Liguria». Il viaggio in India per Marco Zappa è stato quindi un viaggio nel tempo, a riscoprire qualcosa del nostro passato e a ritrovare il legame umano di fondo che lega culture così distanti. Anche se in India lo sviluppo economico e tecnologico sta facendo passi giganteschi. «Esistono disparità sociali che sono scioccanti per noi. La povertà più estrema convive con il lusso più sfrenato. Eppure abbiamo avuto l'impressione di un paese in piena fase di evoluzione, pieno di giovani e di vitalità, e ci siamo resi conto di quanto il nostro occidente stia vivendo in una chiara fase calante e decadente». L'esperienza indiana di Marco Zappa, come detto, confluirà in qualche brano del nuovo progetto musicale che è in cantiere nel suo «storico» studio di registrazione. L'intenzione di Marco e Renata è di realizzare due nuovi album che seguano il filone inaugurato da AlTempAlPassa, nel 20111: due nuovi lavori monografici con testi nei vari dialetti e con musiche essenzialmente acustiche. In cui, questa volta, molto probabilmente faranno capolino anche le sonorità suggestive di quel sitar che, ora, sta viaggiando via mare dall'India al Ticino. Alessandro Zanoli |